In localita' Sant'Apollonia (1580 m.s.l.m.), nel comune di Ponte di Legno, immersa nel verde e all’inizio della strada che sale al Passo Gavia, scopriamo una curiosa casetta di legno che nasconde un’insospettabile dono della natura: una fonte di acqua minerale dalle caratteristiche uniche. Dal colore rossastro, ricca di ferro, sgorga in questo punto dal suolo dopo aver percorso un lungo viaggio dal cuore della montagna. Ci troviamo all’inizio della Valle delle Messi, tra le più settentrionali della Val Camonica, situata nel settore lombardo del Parco Nazionale dello Stelvio, attraversata dal torrente Frigidolfo, considerata tra le aree naturalistiche più interessanti per la potenza scenografica dei suoi paesaggi e la variegata fauna che si può incontrare lungo i numerosi itinerari.
Nota per le sue proprietà curative, scomparve per un lungo periodo in seguito ad un nubifragio che coinvolse l’area nel 1784 causando il formarsi di un laghetto proprio nell’area di interesse della fonte. Solo intorno alla seconda metà del 1800 grazie al prosciugamento del bacino tornò nuovamente alla luce e furono effettuate le prime analisi scientifiche sulle qualità delle acque da parte di padre Ottavio Ferrario, direttore della farmacia dell’Ospedale Fatebenefratelli di Milano. In seguito, nel 1880, anche il medico Bonifacio Favallini si interessò alla fonte e ne promosse le proprietà terapeutiche sostenendo in alcune sue pubblicazioni le virtù medicinali “contro i più reconditi ed ostinati morbi affliggenti l’umanità”.
Tra la fine del 1800 e i primi anni del 1900 con lo sviluppo turistico della cittadina Ponte di Legno si ritenne opportuno sfruttare le acque di S. Apollonia attraverso la fondazione di un polo termale. Furono operati svariati tentativi, sia di carattere locale che da parte di “forestieri”, per fondare uno stabilimento. Nonostante ciò prevalse la forza della natura e le installazioni non andarono a buon fine, come se la fonte di S. Apollonia non volesse farsi imbrigliare nel tessuto commerciale rimanendo per sempre libera e alla portata di tutti.
Lo sapevi che?
Nel 1938 ci fu il rischio che la fonte si potesse esaurire poiché le acque sotterranee avevano trovato probabilmente degli ostacoli, ma grazie ad un intervento tempestivo vennero effettuati scavi per 12 metri e fu possibile regolamentare le acque così che potessero continuare a sgorgare. In questa occasione l’originaria struttura circolare venne sostituita dall’odierna casetta.
Ancora oggi, prima di intraprendere passeggiate ed escursioni, rifocillarsi alla fonte è un rituale imprescindibile per tutti.