Fontana di ANGOLO

ANGOLO TERME - FONTANA DELL’OLMO

Via Bortolotti

Sulla riva destra del fiume Dezzo sorge tra boschi di faggi, sorbi e abeti rossi, una cittadella di origine celtica, precisamente nel punto in cui la valle forma un angolo retto con il fiume, conformazione che secondo alcuni storici sarebbe alla base dell’attribuzione del nome “Angolo”.

Collegato alla Val di Scalve dalla suggestiva “Via Mala”, il comune di Angolo - di cui fanno parte i centri abitati di Anfurro, Mazzunno e Terzano - è uno dei territori della Bassa Valcamonica ed è noto per la presenza di acque termali che dal 1963 gli valgono la denominazione di “Angolo Terme”.

Il clima mite, il centro di cura termale, il lago Moro e la vicinanza alle stazioni sciistiche del Colle Vareno e del Monte Pora sono le principali molle che hanno spinto il piccolo paese a diventare una meta turistica sempre più frequentata.

Punto privilegiato di raccordo tra la Val di Scalve e la Valle Camonica, Angolo si configura fin dal IV secolo a.C. come importante centro minerario, terra di transito del ferro che dalle miniere scalvine doveva essere trasportato verso Darfo e i paesi limitrofi. La produzione agricola e artigianale, in particolare nel campo del legno e del vetro, era la principale attività di sostentamento degli abitanti del luogo. La scoperta delle fonti termali risale invece a tempi più recenti: è solo nel 1953, infatti, che l’Antica Fonte Salutare viene tecnicamente captata, rinominata oggi Fonte San Silvestro in omaggio all’eremo del 500 presente sul territorio comunale.

Negli anni successivi vennero poi costruiti lo stabilimento per l’imbottigliamento delle acque minerali, l'Hotel Terme, il nuovo Centro Cure Termali con impianti sportivi, un vasto parco immerso nel verde e nel 1978 venne portata alla luce l’acqua della “Fonte Nuova”, con caratteristiche organolettiche e terapeutiche diverse ma complementari a quelle della Fonte S.Silvestro.

A conferire attrattività al territorio angolese è poi la bellezza caratteristica del centro storico: la Chiesa Parrocchiale di San Lorenzo, l’ex-palazzo Albrici-Federici con portale in pietra di Sarnico, palazzo Laini, testimonianze del passato di molte abitazioni (portali in pietra, affreschi, volte e balconi lignei) sono tutti elementi che conservano e restituiscono ad abitanti e visitatori la memoria storica del luogo. Sempre nel centro storico, è possibile ammirare numerose fontane, di cui la più particolare è quella dell’Olmo.

In Via Timo Bortolotti - dedicata allo scultore artefice di diverse opere monumentali e ornamentali in pietra simona locale - sorge infatti sotto un’ampia nicchia ad arco ribassato una lunga fontana neoclassica di epoca napoleonica, a forma ellittica. È la fontana dell’Olmo, costituita nella parte anteriore da una composizione alterna di cinque accurati pilastrini in granito, con quattro lastre lisce in pietra rossa di Gorzone, mentre sul retro presenta una parte adibita a lavatoio e munita per tutta la sua lunghezza da scivolo in cemento lisciato. A dividere le due parti è un elemento a segmenti su cui poggiano due piccole colonne culminanti a piramide, da cui sgorga l’acqua. La vaschetta di accumulo murata nella parete di fondo del gran nicchione è chiusa da uno sportello di ferro, sul quale a sbalzo, in stile ottocentesco, è la firma che si suppone appartenere agli esecutori dell’opera: “F.lli Domenighini - Fontanicai (sic) & selciatori - Malegno (Vallecamonica)”.

 

Lo sapevi che?


Fontane, terme, fiume, lago: Angolo ha senza dubbio un legame privilegiato con l’oro blu in ogni sua forma e declinazione, ragion per cui non possiamo dimenticarci di parlare di una perla del territorio...il lago Moro.

Lago alpino di origine glaciale, il lago Moro deve probabilmente tale denominazione al colore scuro delle sue acque, derivato dal tipo di fondale e dal riflesso del verde circostante. Ma quello di “Moro” non è sempre stato il suo vero nome.

Secondo la leggenda, infatti, il bacino non esisteva in tempi antichi, ma al suo posto sorgeva invece una verde conca con dei pascoli e due casette solitarie, appartenenti una ad una famiglia ricca e l’altra ad una povera. In entrambe le dimore abitavano due donne divenute da poco madri. Un giorno un anziano pellegrino bussò alla porta della famiglia ricca, in cerca di qualcosa da mangiare e di un giaciglio per la notte, ma trovò come risposta il rifiuto da parte dell’avara padrona di casa. Si recò quindi presso la famiglia povera, dove venne invece accolto e rifocillato con il poco pane rimasto. Una volta ringraziata la donna, il vecchio la invitò a fuggire con il suo piccolo lontano “da questa conca, senza voltarti, poiché su di essa è caduta la maledizione di Dio”. L’ospite scomparve e la donna lo ascoltò. Mentre fuggiva verso la montagna vide la verde conca venir sommersa dall’acqua - confluita da tutti i corsi che andarono a formare un lago cupo e profondo - travolgendo le case lì presenti, tra cui quella della ricca donna. Una volta passato il cataclisma, si vide galleggiare nel lago una culla vuota, ragion per cui da quel giorno, prima di essere chiamato Lago Moro, venne denominato Lago della Culla.


ascolta la audiodescrizione...

Share by: